Open to meraviglia

La Venere di Botticelli è diventa influencer del turismo in Italia. Viaggerà raccontando i paesaggi, le mete iconiche delle città d’arte così come i piccoli borghi, le tipicità enogastronomiche e le tante declinazioni dell’offerta turistica che rendono così unico il patrimonio dell’Italia. È una campagna realizzata da Ministero del Turismo ed Enit con il contributo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio. Tuttavia, sono bastate le prime immagini online per scatenare le polemiche. L’influencer virtuale mangia una pizza napoletana (con acqua) su una terrazza del Lago di Como, e si fa un selfie a Venezia, in una Piazza San Marco deserta. Le parodie in rete non si contano più. Il dominio www.opentomeraviglia.it non era nemmeno stato registrato dal Ministero. Il sito ufficiale è https://www.italia.it/it/open-to-meraviglia.

“La campagna – ha commentato il ministro del Turismo Daniela Santanchè – serve per vendere la nostra Nazione e le nostre eccellenze, in un modo inedito, mai fatto in Italia prima d’ora: un video che sarà su tutte le ferrovie, le televisioni e gli aeroporti, con la consapevolezza che la pubblicità è l’anima del commercio – e noi dobbiamo saper vendere l’Italia. La Venere del Botticelli, allora, simbolo della rinascita e della primavera che fiorisce dopo il rigido inverno pandemico, è la testimonial d’eccezione che ci prende per mano e ci accompagnerà lungo questo percorso.”

L’Italia non è solo al primo posto a livello mondiale per il suo patrimonio culturale, come ci ricorda la Venere-influencer, ma siamo primi anche nell’europrogettazione, cioè per numero di beneficiari unici di finanziamenti per progetti e appalti europei erogati direttamente dalla Commissione. Il sistema italiano fatto di imprese, università, associazioni, enti pubblici e privati, ha raggiunto un livello di eccellenza negli appalti e nei progetti europei. Per “vincere” così tanti progetti fatichiamo però più degli altri. Nel programma Horizon 2020, ad esempio, per ogni 100 progetti italiani presentati, ne sono stati finanziati meno di 7. Molti non erano neppure eleggibili. In pratica sono stati scartati prima ancora di essere valutati. Svizzera e Stati Uniti, che non sono nemmeno Paesi dell’UE hanno un tasso di successo più del doppio del nostro.

Sono dati che fanno riflettere. Forse troppi enti, imprese e associazioni italiane si lanciano nell’europrogettazione un po’ impreparate o vengono illuse sulle possibilità di ottenere facilmente un finanziamento europeo. Un’ottima idea progettuale non è sufficiente. Si devono presentare progetti di qualità affidandosi a europrogettisti esperti. L’europrogettazione non si improvvisa, dovrebbe essere inclusa nella strategia aziendale.

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